“Barre non ha mai nascosto la fascinazione per Kojève, in particolar modo per l’efficacia e la concretezza nel far profittare il pensiero nell’azione“
“Barre ha sempre pensato che quando il filosofo si scherniva d’esser un «marxista di destra», o quando diceva che in fondo Henry Ford era il solo marxista ortodosso dopo Marx, oltre che dar sfoggio dell’innata attitudine alla provocazione, Kojève mostrasse una profonda comprensione di Marx. Barre era convinto che Kojève, da hegeliano, avesse compreso Marx molto di più e meglio dei patentati marxisti ortodossi. E soprattutto la sua comprensione di Marx non gli aveva impedito di passare all’azione: un’azione che metteva in pratica esattamente al ministero dell’Economia nazionale…” (Marco Filoni, Limes n° 6, 2009)
Raymond Barre: Alexandre Kojève, il consigliere del principe (traduzione di Marco Filoni) Pubblicato il Aggiornato il
“Chi era Alexandre Kojève? era un uomo elegante, dall’indiscutibile fascino slavo, uno sguardo penetrante dietro quegli occhi indagatori, ironico e sarcastico con, aggiungerei, un certo gusto per la provocazione. Era ciò che sconcertava Raymond Aron. Ora, ho conosciuto bene Aron, e posso dire che non era affatto facile sconcertarlo. Considerava Kojève il più grande filosofo del nostro tempo, ma non è mai riuscito a comprendere le sue posizioni politiche – in particolare riguardo allo stalinismo e alla Russia sovietica. Penso che Kojève si divertisse un po’ a dire ad Aron d’essere uno staliniano di stretta osservanza.”
Bernard Clappier, Olivier Wormser e Kojève formavano il famoso trio che gettava scompiglio nelle conferenze internazionali.
“Raymond Aron. Ora, ho conosciuto bene Aron, e posso dire che non era affatto facile sconcertarlo. Considerava Kojève il più grande filosofo del nostro tempo, ma non è mai riuscito a comprendere le sue posizioni politiche – in particolare riguardo allo stalinismo e alla Russia sovietica. Penso che Kojève si divertisse un po’ a dire ad Aron d’essere uno staliniano di stretta osservanza.”
“A seconda dell’interlocutore e della situazione, Kojève ha mostrato molti più volti di qualsiasi altra persona abbia mai conosciuto in vita mia. Quando diceva d’essere «la coscienza di Stalin», mi sono sempre chiesto se quest’affermazione non costituisse una parte del gioco di cui si compiaceva. Sono sicuro di sì. Gioco è una parola molto importante. Non dimentico quello che, un giorno, mi ha detto Kojève: «La vita umana è una commedia. Bisogna recitarla seriamente».”
“Era rispettato e stimato, ma quando si trattava di esaminare un dossier, aveva lo straordinario dono di presentare argomenti che mandavano nel caos tutti gli altri. Solo allora, quando la confusione regnava sovrana, eccolo che se ne veniva fuori con una nuova idea grazie alla quale si conciliavano tutte le diverse posizioni.”
Con riferimento a quanto accade oggi con la politica dei dazi di Trump è interessante guardare alla trattativa condotta anche da Kojève per l’accordo di Roma sul mercato comune, in cui si abbassarono progressivamente i diritti di dogana. Sempre negli stessi anni Kojève si mostrò convinto della necessità di aiutare i paesi in via di sviluppo facendo sì che potesero avere un proprio mercato. L’impegno di Kojève fu quello di convincere l’Europa a contrastare la preponderanza dei capitali americani.
” Per la Francia, e non solo nell’epoca che stiamo rievocando, la grande difficoltà nelle negoziazioni internazionali era quella di impedire che gli altri partner si accordassero fra loro per far valere i propri interessi… Abbiamo detto di come Kojève fosse in grado di sparigliar le carte nelle discussioni dei Comitati ai quali partecipava in qualità di membro della delegazione francese. Ma era anche convinto che bisognasse rilanciare in chiave liberale. Annunciando magari una misura particolarmente importante, la Francia avrebbe potuto mostrarsi capace di resistere alle opposizioni che si manifestavano e così volgere a proprio favore la situazione.”