In limousine con Don DeLillo

Cosmopolis di Don DeLillo, 2003

Dal libro è stato tratto anche il film di David Cronenberg. Con Robert Pattinson, Juliette Binoche, Sarah Gadon, Mathieu Amalric, Jay Baruchel.

(np: Il crollo del mercato globale inizia in una Limousine per una asimmetria della prostata non accettata. Anche in un mondo dominato dalle tecnologie la perfezione non esiste. Uno spettro si aggira per il mondo. Lo spettro del capitalismo. Ma dopo? DeLillo non mostra vie d’uscita. Il topo diventa la moneta  mondiale.)

Alcune frasi e parole tratte dal romanzo, volutamente slegate dalla trama e dai personaggi.

…una calma senza luna… Fu un sollievo brevissimo, una piccola pausa nell’agitarsi di identità irrequiete.

Ogni sua azione era sintetica, ossessionata dal proprio fantasma. Anche il più pallido pensiero recava un’ombra ansiosa.

Nulla esisteva intorno a lui. C’era soltanto il rumore nella sua testa, la mente nel tempo.

Indossava giacca e cravatta.

Aveva la prostata asimmetrica.

Si sentiva guardingo, assonnato e incorporeo.

Una superficie separa l’interno dall’esterno e appartiene all’uno non meno che all’altro.

(Limousine) Voleva la macchina perché non solo era smisurata, ma lo era in modo aggressivo e sdegnoso, metastatizzante, un enorme oggetto mutante che sovrastava ogni obiezione.

il fenomeno della reputazione è una cosa delicata.

Dove vanno tutte queste limousine di notte?  (vedi film di Leos Carax del 2012: Holy Motors)

uomini irsuti in gruppo, unità sociali fondate per uccidere e mangiare. Carne rossa.

… lui si accorse, stranamente, di aver portato il pollice al mento un paio di secondi dopo aver visto il gesto sullo schermo.

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Perché vedo cose che non sono ancora successe.

Ho letto una poesia in cui il topo diventa l’unità monetaria.

– Scusa se sono pedante. Ma la cappella Rothko appartiene al mondo. – È mia se la compero.

Morì come era vissuto. A ritroso. I dettagli dopo la partita.

Qual è il fascino dell’identico?

Di solito si sentiva stimolato da quelle scene, dal grande flusso rapace, nel quale la volontà fisica della città, la febbre dell’ego, l’affermazione dell’operosità, del commercio  e delle masse davano forma a ogni singolo episodio.

Gli risultava difficile dire qualcosa che non avesse già detto, parole disposte nella stessa noiosa sequenza, almeno mille volte.

È morto letteralmente.

La mia mente è sempre impegnata in qualche discorso.

Qualche volta sento la mia voce mentre parlo. Sto parlando con qualcuno e sento il suono della mia voce, in terza persona, riempire l’aria che mi circonda la testa.

La mia non è una vita irreale. È una vita concreta, un ripartire da zero con valori borghesi intatti.

Mi sento la stessa cosa che sono sempre stato.

I miei piccoli giorni si riversano negli anni luce.

i venditori di parole a vanvera.

Cercavo di camminare senza cedere il passo, perché cedere il passo è segno di cortesia e di debolezza.

Lo scambio di sguardi era una faccenda delicata.

Il denaro ha perso la sua qualità narrativa, come è accaduto alla pittura tanto tempo fa. Il denaro parla a se stesso.

La proprietà non c’entra più niente con il potere, la personalità e il controllo.

La cifra si giustifica da sola.

I soldi creano il tempo. una volta era il contrario.

Perché oggi il tempo è un bene aziendale. Appartiene al sistema del libero mercato. Il presente è più difficile da trovare…Il futuro diventa inesistente.

Era scaltro e tenace, crudele nel miglior senso della parola.

I dubbi derivano dalle esperienze passate.

Uno spettro si aggira per il mondo. Lo spettro del capitalismo.

Il futuro è sempre qualcosa di integro e uniforme… Ecco perché il futuro fallisce. Fallisce sempre. non potrà mai essere il luogo crudele e felice in cui vogliamo trasformarlo.

l’impulso di distruzione è un impulso creativo.

Un sussulto di spavento. Subito diffuso in tutta la folla. La frase faceva parte del gesto…Un sussulto di spavento.

Il genio altera le condizioni del proprio habitat.

Il topo diventa l’unità monetaria.

La protesta era una forma di igiene sistematica, depurante e lubrificante.

Il mercato non era totale. Non poteva rivendicare quell’uomo o assimilare il suo atto. Troppo crudo e orribile.

Si sentiva definito, nettamente delineato.

Tu vivi in una torre che si eleva fino al cielo e che Dio ha lasciato impunita.

Era una voce con un corpo aggiunto per un ripensamento, un sorriso obliquo che veleggiava in mezzo al traffico intenso.Attribuirle una storia significava farlo scomparire.

La logica estensione degli affari è l’omicidio.

C’è abbastanza dolore per tutti, adesso.

Ma si sentiva vecchio guardandoli ballare… Si fondevano l’uno nell’altro per non rattrappirsi come individui.

erano solo ragazzi che cercavano di non disperdersi nell’aria.

Un uomo del secolo scorso suonava il sassofono all’angolo della strada.

Ho una predisposizione a certe varietà globali di malattie. Ho attacchi di susto, una specie di perdita dell’anima che ho inizialmente contratto su Internet…

Vuole essere in anticipo di una civiltà rispetto a quella attuale.

Non sono uno di quei corpi calpestati che cercate di non guardare quando camminate lungo certe strade.

Il potere funziona al meglio quando non fa distinzioni.

Io vivo coscientemente nella mia testa.

Sono diventato un enigma per me stesso. Così diceva Sant’Agostino. E questa appunto è la mia debolezza..

Le cose che immagino diventano fatti. Hanno lo spazio e il  tempo di fatti.

L violenza richiede una causa, una verità.

Non c’è niente al mondo tranne gli altri.

Io sono, qual è la parola, permeabile alla luce visibile.

Come detesto essere ragionevole….No. Il tuo crimine è nella tua testa.

Adoravo le armonie incrociate fra la natura e i dati.

– L’importanza dell’asimmetria, delle cose leggermente sghembe… L’anomalia.

Forse si stava rivelando un degno assassino, dopotutto.

Si sentì triste per lui. Tutta quella devozione solitaria. Tutto quell’odio e quella delusione.

Come facciamo a sapere qualcosa?

O merda sono morto.

Aveva sempre desiderato di diventare pulviscolo quantico, trascendere la massa corporea. L’idea era di vivere in un chip, su disco, sotto forma di dati, in un vortice, in uno spin radiante, una coscienza salvata dal vuoto.

L’etichetta era ancora sullo schermo e diceva, e diceva Maschio Z.

Questa non è la fine. Lui è morto dentro il cristallo dell’orologio ma è ancora vivo nello spazio originario, in attesa che risuoni lo sparo.