Cartesio e Spinoza

Lezione di anatomia del dot.Tulp, Rembrandt, 1632

Emanuela Scribano
Nel suo libro Macchine con la mente. Fisiologia e metafisica tra Cartesio e Spinoza, (Carocci, Roma 2015). 
Appunti da estratto di Micromega 

“Alcuni anni prima Cureau aveva sostenuto una vivace polemica con Pierre Chanet a proposito della conoscenza degli animali. Nel 1643 Pierre Chanet aveva pubblicato le Considerations sur la Sagesse de Charron, nelle quali contestava la tesi di Charron secondo la quale gli animali sono dotati di ragione. Chanet riportava le azioni degli animali all’istinto, e spiegava le azioni istintive grazie all’intervento di Dio, l’unico in grado di compiere i complessi movimenti corporei messi in moto nelle azioni istintive, dal momento che né l’uomo né, a più forte ragione, l’animale possiedono le conoscenze anatomiche che questi movimenti richiedono. Cureau aveva replicato con un breve scritto…in cui… spiegava il comportamento animale attraverso una forma di conoscenza di cui il corpo è dotato grazie a una serie di immagini innate che contengono le informazioni necessarie per compiere i movimenti fisici necessari a mettere in atto i comportamenti istintivi… Era seguito un lungo silenzio, interrotto, nel 1664, dal Sistème de l’âme di Cureau. Nel frattempo Petit, nel De motu animalium, aveva ripreso la spiegazione dell’istinto elaborata da Cureau inserendola in un sistema fisiologico di ampio respiro. Petit intendeva spiegare tutti gli eventi biologici e anche i movimenti volontari grazie ad una forma di conoscenza trasmessa alle parti del corpo attraverso immagini. Queste immagini porterebbero istantaneamente nelle membra la conoscenza delle intenzioni dell’agente. Grazie alla presenza delle immagini, le parti del corpo interessate vengono a conoscere quello che devono fare e per questo riescono a farlo:

«La stessa immaginazione, che comanda nel cervello, esegue nelle membra, dopo che la specie del comando, propagata attraverso gli spiriti animali, giunge fino a lei. Ad esempio, se desidero scrivere certe parole, nello stesso momento in cui la specie dello scrivere giunge ai nervi della mano che sono deputati per quell’azione, l’immaginazione che, attraverso la specie, è accolta nei nervi, conosce quello che voglio, e, conosciuta l’intenzione, muove gli spiriti contenuti in quei muscoli con i movimenti appropriati a produrre quelle parole.»(Petit, 1660)”

La prova sarebbero le macchie che si imprimono sul feto.

Cureau (“Système de l’ame”, 1664) riprende da Petit l’idea dell’immagine che prende forma nel cervello e si espande in tutto il corpo e si unisce alle immagini impresse naturalmente nelle diverse parti del corpo, per es. nei muscoli dando vita al movimento. 

“Cureau insisteva sul fatto che la sensibilità diffusa in tutte le membra è possibile grazie a una conoscenza oscura capace di discernere quel che è vantaggioso o nocivo all’organismo vivente.”

Petit rivendica l’idea sottolinenando che “una forma di conoscenza del fine che l’animale si propone è necessaria e sufficiente a spiegare i movimenti corporei, e che questa conoscenza, diffondendosi nel corpo, ne rende possibili i movimenti.”

Sia Cureau sia Petit criticano Cartesio, respingendo l’ipotesi della ghiandola pineale (critica già fatta da Stenone). Entrambi sostengono l’indipendenza della sensazione dal cervello.

Cureau è tra i primi a porre l’accento sul fenomeno della irritabilità

“Basta considerare l’irritazione (irritation) che la malignità degli umori dà alla natura in tutte le sue parti, gli sforzi e i movimenti che le fa fare per scacciare quel che la disturba, come le palpitazioni, i cambiamenti nella pulsazione, il vomito, la diarrea e mille altri fenomeni simili che avvengono all’insaputa del cervello e della facoltà sensitiva. Tutto questo mostra che la natura è irritata, e niente è più comune nella bocca dei medici, di questo modo di parlare, ma la natura non può essere irritata se non sente, e se non conosce quel che l’offende (Cureau de La Chambre, 2004, pp. 139-40).”

La Forge, strenue sostenitore di Cartesio e della centralità del cervello risponde a Cureau e Petit, ma finisce col non arroccarsi sulla centralità del cervello se rimane la sostanza della fisiologia cartesiana: “i movimenti del corpo si spiegano indipendentemente da principi psichici e che la percezione è il corrispettivo mentale di un evento fisico.”

Meccanicismo – vitalismo

“Questo episodio fa capire quanto, negli anni 70 del Seicento, fosse tutt’altro che scontato o banale prestare attenzione alle novità che uscivano dal laboratorio di Stenone senza deflettere dal nucleo portante della fisiologia cartesiana, ovvero dal fatto che tutti gli eventi fisiologici possono essere spiegati senza ricorrere ad un principio psichico, ma tenendo ferma la distinzione tra mente e corpo e la spiegazione rigidamente meccanica del corpo vivente. Il rifiuto della centralità del cervello e, a fortiori, della ghiandola pineale, infatti, poteva essere utilizzato per finalità opposte al meccanicismo fisiologico cartesiano. Lo scontro profondo, allora, non era più tanto o solo sul ruolo della ghiandola o del cervello, ma sul modello meccanicista o vitalista di spiegazione dell’organismo vivente. La fisiologia semplificata di Spinoza offre questo livello minimale di resistenza meccanicista alla risorgenza del vitalismo che si appoggiava sui risultati della ricerca fisiologica stenoniana.”

Corpo e immaginazione

Spinoza rifiuta l’ipotesi della ghiandola pineale in quanto collettore della coscienza delle tracce mnestiche, ma la memoria resta un elemento per lui importante perché collegato alla memoria impressa nel corpo, memoria che equivale all’immaginazione. L’immaginazione è organizzazione della memoria.

“In Spinoza la teoria della conoscenza inadeguata, e quindi dell’immaginazione, è, prima di tutto, una teoria della memoria… Quel che interessa Spinoza è l’aspetto riproduttivo di questa facoltà, e non il suo aspetto produttivo”.

Spinoza resta nell’impostazione di Cartesio che per primo aveva identificato la memoria corporea con l’immaginazione.

Secondo Cartesio le figure che si imprimono sulla ghiandola, provenienti dai terminali nervosi, sono indistinguibili dalle immagini provocate dagli spiriti animali interni al cervello, i quali si muovono in modo fortuito.

 Secondo Spinoza il corpo vivente ha una sua dinamica interna che lo distingue dai corpi esterni, ed è responsabile della percezione di oggetti inesistenti.

“Il movimento spontaneo di Spinoza riproduce il movimento fortuito degli spiriti animali che dal cuore salgono al cervello, di cui aveva parlato Cartesio”.

Come Cartesio Spinoza equipara immaginazione e sensazione, che non sono distinguibili. La conoscenza di origine sensibile viene inglobata nel fenomeno immaginativo.

Nella teoria di Spinoza dell’immaginazione quel che si percepisce non è l’oggetto, ma le modificazioni del corpo, quindi le percezioni “implicano un giudizio sull’esistenza del mondo esterno, ma non l’esistenza del mondo esterno”.  Cartesio avrebbe potuto dire: Cogito, ergo corpus meum est. Si va oltre: neppure il corpo è percepito, bensì i movimenti del corpo.

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[Mi sono intorcigliato perché da una parte sono stanco di questi continui slittamenti di parole, ragionamenti e ricostruzioni, e dall’altra perché preferisco alla continuità la rottura, l’errore, la svista, il salto e la visione in alto, ma non il saccheggio intellettuale. Tuttavia, c’è un capitolo (VI) del libro che dovrei leggere: Hume e Spinoza. L’immaginazione e la relazione di causa-effetto]