Debord: società dello spettacolo

Appunti

Guy Debord, La società dello spettacolo, 1967 (edizione pdf Stampa alternativa, 2006)

cap 3 – “Lo spettacolo è il discorso ininterrotto che l’ordine presente tiene su se stesso, il suo monologo elogiativo. E’ l’autoritratto del potere all’epoca della sua gestione totalitaria delle condizioni d’esistenza. L’apparenza feticistica della pura oggettività nelle relazioni spettacolari nasconde il loro carattere di relazione tra uomini e tra classi: una seconda natura sembra dominare il nostro ambiente con le sue leggi fatali. Ma lo spettacolo non è un prodotto necessario dello sviluppo tecnico visto come sviluppo naturale. La società dello spettacolo è al contrario la forma che sceglie il proprio contenuto tecnico.” 

cap 27 – “Così l’attuale “liberazione del lavoro”, l’aumento del tempo libero, non è affatto liberazione nel lavoro, né liberazione da un mondo foggiato dal lavoro. Nulla dell’attività rubata nel lavoro può ritrovarsi nella sottomissione al suo risultato.”

cap 31 – “Lo spettacolo è la carta geografica di questo nuovo mondo, carta che ricopre esattamente il suo territorio.”

cap 36 – “È il principio del feticismo della merce, il dominio sulla società da parte di «cose sensibilmente sovrasensibili», che si compie in modo assoluto nello spettacolo, dove il mondo sensibile si trova sostituito da una selezione di immagini che esiste al di sopra di esso, e che nello stesso tempo si è fatta riconoscere come il sensibile per eccellenza.” 

cap 40 – “L’abbondanza delle merci, cioè del rapporto mercantile, non può essere che la sopravvivenza aumentata.”

cap 44 – “Lo spettacolo è una guerra dell’oppio permanente per far accettare l’identificazione dei beni con le merci; e dell’ap- pagamento con la sopravvivenza che aumenta secondo le proprie leggi. Ma se la sopravvivenza consumabile è qualcosa che deve aumentare sempre, è perché essa non cessa di contenere la privazione. Se non c’è nessun aldilà della sopravvivenza aumentata, nessun punto in cui essa potrebbe cessare la sua crescita, è perché essa stessa non è al di là della privazione, ma è la privazione divenuta più ricca.”

cap 67 – “L’uomo reificato ostenta la prova della sua intimità con la merce. Come nell’esaltazione dei convulsionnaires o dei miracolati del vecchio feticismo religioso, il feticismo della merce raggiunge dei momenti di eccitazione fervente. Qui, il solo uso che si esprime ancora è l’uso fondamentale della sottomissione.” 

cap 108 – “Quando l’ideologia, divenuta assoluta con il possesso del potere assoluto, si è trasformata da una conoscenza parcellare in una menzogna totalitaria, il pensiero della storia è stato così perfettamente annientato che la storia stessa, al livello della conoscenza più empirica, non può più esistere.”

cap 110 – “L’ideologia ha certamente perduto la passione per la sua affermazione positiva, ma ciò che permane della sua trivialità indifferente ha ancora la funzione repressiva di proibire la minima concorrenza, di tenere schiava la totalità del pensiero.”

cap 168 – “Sottoprodotto della circolazione delle merci, la circolazione umana considerata come un consumo, il turismo, si riduce fondamentalmente alla facoltà di andare a vedere ciò che è diventato banale. L’organizzazione economica della frequentazione di luoghi diversi è già di per sé stessa la garanzia della loro equivalenza. La stessa modernizzazione che ha tolto il tempo dal viaggio, gli ha tolto anche la realtà dello spazio. “

cap 208 – “Il détournement è il contrario della citazione, dell’autorità teorica sempre falsificata per il solo fatto di essere divenuta citazione; frammento strappato al suo contesto, al suo movimento, e infine alla sua epoca come riferimento globale e all’opzione precisa che era all’interno di quel riferimento, esattamente riconosciuta o erronea. Il détournement è il linguaggio fluido dell’anti-ideologia. Esso si manifesta nella comunicazione che sa che non può pretendere di detenere al- cuna garanzia in sé e definitivamente. Esso è, nel suo punto più alto, il linguaggio che non può essere confermato da nessun riferimento antico e sovra-critico. È al contrario la propria coerenza, in sé stesso e con i fatti praticabili, che può confermare l’antico nucleo di verità che esso richiama. Il détournement non ha fondato la sua causa su niente di esterno alla propria verità come critica presente.”

cap 212 – “L’ideologia è la base del pensiero di una società di classe, nel corso conflittuale della storia”

cap 214 – “L’ideologia, che tutta la sua logica interna conduceva verso l’«ideologia totale», nel senso di Mannheim, dispotismo del frammento che si impone come pseudo-sapere di un tutto congelato, visione totalitaria, è ora compiuta nello spettacolo immobilizzato della non-storia. Il suo compimento è anche la sua dissoluzione nell’insieme della società. Con la dissoluzione pratica di questa società deve scomparire l’ideologia, l’ultima irragionevolezza che blocca l’accesso alla vita storica.”

cap 215 – “Lo spettacolo è l’ideologia per eccellenza, poiché espone e manifesta nella sua pienezza l’essenza di ogni sistema ideologico: l’impoverimento, l’asservimento e la negazione della vita reale.”