Denaro

Tutto il denaro del mondo a cosa serve… Preferisce il petto o la coscia? (A qualcuno piace caldo)

Citazioni.

Il denaro e i suoi inganni, di John Searle e Maurizio Ferraris, a cura di Angela Condello. (Estratto a cura di Le parole e le cose)

“Searle e Ferraris sono due tra le voci più autorevoli nel campo dell’ontologia sociale e, almeno apparentemente, le loro teorie sembrano complici e rivali. Per Searle, la realtà sociale è creata dai soggetti perché pensata, rappresentata e riconosciuta collettivamente come tale. Per Ferraris, l’intenzionalità collettiva non è sufficiente a spiegare la realtà sociale: sono le tracce, i documenti e le registrazioni a depositare il senso dello scambio che, prima e oltre l’intenzionalità, costituisce il mondo sociale.

In questo libro i due filosofi affrontano gli inganni del denaro (Searle) e l’enigma del suo fondamento (Ferraris): dal confronto emerge un «soprannaturale moderno» (la definizione è di Walter Siti) che per Searle esiste solo nella misura in cui un’entità è pensata e rappresentata in quanto denaro. Per Ferraris invece esiste un livello ontologico che precede la rappresentazione e ne spiega il senso. Angela Condello riprende gli aspetti salienti delle due teorie mettendole in relazione.”

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Il denaro ha perso la sua qualità narrativa, come è accaduto alla pittura tanto tempo fa. Il denaro parla a se stesso.(Cosmopolis di Don DeLillo, 2003)

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E il cosiddetto “mondo reale” non vi scoraggerà dall’operare con la configurazione di base, poiché il cosiddetto “mondo reale” degli uomini e del denaro e del potere canticchia allegramente sul bordo di una pozza di paura e rabbia e frustrazione e desiderio e adorazione di sé. (La “lezione” di David Foster Wallace, 2005)

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Il denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l’ oggetto in senso eminente. L’universalità della sua proprietà costituisce l’onnipotenza del suo essere, esso è considerato, quindi come ente onnipotente…Il denaro è il mediatore fra il bisogno e l’oggetto, fra la vita e il mezzo di vita dell’uomo. Ma ciò che media a me la mia vita mi media anche l’esistenza degli altri uomini. Per me è questo l’altro uomo. (—) Tanto grande è la mia forza quanto grande è la forza del denaro. Le proprietà del denaro sono mie, di me suo possessore: le sue proprietà e forze essenziali. Ciò ch’io sono e posso non è dunque affatto determinato dalla mia individualità. Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella fra le donne. Dunque non sono brutto, in quanto l’effetto della bruttezza, il suo potere scoraggiante, è annullato dal denaro. Io sono, come individuo storpio, ma il denaro mi dà 24 gambe: non sono dunque storpio. Io sono un uomo malvagio, infame, senza coscienza, senza ingegno, ma il denaro è onorato, dunque lo è anche il suo possessore. Il denaro è il più grande dei beni, dunque il suo possessore è buono: il denaro mi dispensa dalla pena di esser disonesto, io sono, dunque, considerato onesto; io sono stupido, ma il denaro è la vera intelligenza di ogni cosa: come potrebbe essere stupido il suo possessore? Inoltre questo può comprarsi le persone intelligenti, e chi ha potere sulle persone intelligenti non è egli più intelligente dell’uomo intelligente? Io, che mediante il denaro posso tutto ciò che un cuore umano desidera, non possiedo io tutti i poteri umani? Il mio denaro non tramuta tutte le mie deficienze nel loro contrario? (—) Poichè il denaro, in quanto concetto esistente e attuale del valore, confonde e scambia tutte le cose, esso costituisce la generale confusione e inversione di ogni cosa, dunque il mondo sovvertito, la confusione e inversione di tutte le qualità naturali e umane. (—) Il denaro, questa astrazione vuota ed estraniata della proprietà, è stato fatto signore del mondo. L’uomo ha cessato di essere schiavo dell’uomo ed è diventato schiavo della cosa; il capovolgimento dei rapporti umani è compiuto; la servitù del moderno mondo di trafficanti, la venalità giunta a perfezione e divenuta universale è più disumana e più comprensiva della servitù della gleba dell’era feudale; la prostituzione è più immorale, più bestiale dello ius primae noctis. La dissoluzione dell’umanità in una massa di atomi isolati, che si respingono a vicenda, è già in sè l’annientamento di tutti gli interessi corporativi, nazionali e particolari ed è l’ultimo stadio necessario verso la libera autounificazione dell’umanità. (K. Marx, Manoscritti economico filosofici del ’44)

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Da qui deriva la magia del denaro. Il comportamento degli uomini, semplicemente atomistico nel loro processo sociale di produzione e perciò la forma di cose dei loro stessi rapporti di produzione, non legata al loro controllo ed al loro conscio agire da individui, appaiono innanzitutto nel fatto che i prodotti del loro lavoro prendono in genere la forma di merci. Perciò l’enigma del feticcio denaro è solo l’enigma del feticcio merce, resosi fin troppo evidente. (Libro I, prima sezione, cap. 2, p. 90)

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«Ognuno sa (pur non sapendo altro) che le merci possiedono una forma valore a tutte comune che contrasta nettamente colle diverse forme naturali dei loro valori d’uso: la forma denaro. Ma qui c’è da compiere un’impresa neppure tentata dall’economia classica: spiegar la genesi di tale forma denaro e poi sviluppar l’espressione di valore contenuta nel rapporto di valore delle merci dalla sua forma più semplice e inappariscente fino all’abbagliante forma moneta. Con ciò sparirà pure l’enigma del denaro» [Capitale I, 1, 3].

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Lo scambio con cui il denaro diviene capitale non può esser con la merce, bensì solo con la sua precisa antitesi concettuale, con la merce che si trova di fronte ad esso in antitesi concettualmente determinata: cioè col lavoro. (frammento da testo originario: Per la critica dell’economia politica, K.Marx 1858)

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Se la forma di denaro è solo la forma sviluppata di merce, allora la forma di denaro scaturisce ovviamente dalla forma semplice di merce. Capendo la forma semplice di merce, resta da capir la serie di metamorfosi che la forma semplice di merce «20 braccia di tela = 1 abito» deve percorrere per assumer la forma di denaro «20 braccia di tela = 2 sterline». (La forma del valore, appendice al Capitale, K. Marx, 1867)

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Nessuno può servire due padroni: perché, o amerà l’uno e odierà l’altro; oppure preferirà il primo e disprezzerà il secondo. Non potete servire Dio e i soldi. (Gesù, Discorso della Montagna)