Nonluoghi e submodernità

 

Les non-lieux et la surmodernité (Wikipedia Fr)

Dans Non-lieux, introduction à une anthropologie de la surmodernité (1992), Marc Augé définit la « surmodernité » en l’opposant à la modernité par trois caractéristiques : la « surabondance événementielle » : l’époque actuelle produit un nombre croissant d’événements que les historiens peinent à interpréter (Marc Augé se réfère notamment à l’effondrement du bloc soviétique, qui précède de peu la publication de son livre) ; la « surabondance spatiale », qui correspond aussi bien à la possibilité de se déplacer très vite et partout qu’à l’omniprésence, au sein de chaque foyer, d’images du monde entier notamment par la télévision ; l’« individualisation des références », c’est-à-dire la volonté de chacun d’interpréter par lui-même les informations dont il dispose, et non de se reposer sur un sens défini au niveau du groupe.

 

Marc Augé, Non luoghi: introduzione del 2009 ad edizione del 1992

“Una volta l’uomo aveva una anima e un corpo, oggi ha bisogno anche di un passaporto, altrimenti non viene trattato da essere umano”. Stefen Zweig, 1946. Cliniche per nascere e morire… alberghi, villaggi turistici hanno annientato la vera dimensione del viaggio…Marc Augé, antropologo e studioso delle civiltà antiche, ha indagato sull’ultima nefandezza umana: la distruzione del concetto di luogo com’è stato inteso fin prima dell’irrompere della modernità… La definizione di luogo? Il luogo deve rappresentare l’identità di chi lo vive o ci vive, il luogo deve permettere la reciprocità di rapporti tra le persone in ragione di una comune appartenenza, il luogo fa presente ogni santo giorno alle persone le proprie radici… storia, identità, relazioni… nulla di terribilmente complicato eppure sono caratteristiche di cui i luoghi di transito, di commercio, del tempo libero e del trasporto sono del tutto privi… Perché? Anche questa risposta è di comprensione immediata: questi luoghi non sono stati concepiti per l’uomo in quanto individuo unico ed irripetibile ma per l’uomo frammento omologato di moltitudine sempre più vasta, sempre più terrificante… I non luoghi sono uguali a “Tokio, Kioto, Parigi, Londra, Trieste…” ovviamente nessuno se ne lamenta, anzi il consumatore gioisce quando ravvisa e rico nosce in un non luogo il non luogo visitato precedentemente… la ripetizione delle strutture moltiplicate per l’infinito… sì, i non luoghi si somigliano tutti, non ci sono differenze anche perché l’accesso a questi luoghi del niente non è inibito a nessuno, è sufficiente conoscere e rispettare alcune regole: solvibilità, capacità di attendere in coda, capacità di decodificare le istruzioni, essere consumatori e non cittadini… tanto siamo potenzialmente noti… possediamo o no documenti di identificazione, cards per pagare, documenti per la mobilità inter-nazionale? E che panico e che sanzioni se un documento supera la sua validità regale e ad accorgersene non siamo noi ma un qualche corpo di polizia… Secondo Marc Augé la differenza primaria tra luogo e non luogo è che il primo implica una società sedentaria, il secondo una mobilità permanentefinalizzata al raggiungimento dei nodi e delle reti del mondo globalizzato senza confini… Marc è molto chiaro al riguardo: “(…)paradosso del non luogo: lo straniero smarrito in un Paese che non conosce ( lo straniero “di passaggio”) si ritrova soltanto nell’anonimato delle autostrade, delle stazioni di servizio, dei grandi magazzini o delle catene alberghiere”. E che dire delle Soprintendenze incartate nel riprodurre omogeneità diffuse ed intermetropolitane ridisegnando in una infinita coazione a ripetere, centri storici uguali negli intonaci, nelle tinte, nelle insegne e nei servizi… Assessori a caccia di omogeneità sconcertanti mutuate con il copia-incolla esasperato del niente che sono e che pensano… assessori e progettisti che si confondono in un reciproco e continuo scambio di parti, ruoli e soldi… Naturalmente si potrebbe continuare di questo passo all’infinito, ben oltre le 111 pagine di questo saggio, tuttavia è bene interrompersi, interrompersi per non incorrere ne “La follia del giorno” ed impazzire o cercare una Glock…