La cultura ha i piedi

La diversità culturale, conferenza di Marco Aime, antropologo (2013) 

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La storia dell’umanità è fatta con i piedi.

Uomo: unico animale che non funziona. Non siamo specializzati in niente, ma siamo l’unica specie che riesce a occupare più o meno ogni spazio nel mondo. La non-specializzazione è un vantaggio per l’adattamento.

La cultura serve a sopravvivere come gruppo. Bisogno di creare legami sociali.

Antropologia studia ciò che mette in relazione gli uomini.

Sviluppo culturale e sviluppo del cervello sono collegati.

Utensile:  controllo dello spazio e aumento capacità cerebrale (esempio arco). Rapporto dialettico tra invenzioni e capacità cerebrale.

Ogni lingua è un modo di guardare le cose, di classificarle e raggrupparle. La cultura è il modo in cui noi guardiamo il mondo.

Le lingue sono il prodotto delle culture umane. Varietà dell’ambiente porta a una varietà di lingue. Una lingua non è solo un insieme di suoni, parole, ma si accompagna ad altre possibilità di espressione (esempio i gesti).

Il tempo inizia quando iniziamo a calcolarlo. La necessità di calcolare il tempo è comune a tutte le culture.

Diversità non significa relativismo culturale. Il punto di vista non-etnocentrico permette di capire il perché della diversità culturale.

Diffidare dell’aggettivo naturale perché quasi sempre non è pertinente. Riprendendo Montaigne: l’abitudine è una cattiva maestra: ci fa sembrare naturale quello che noi facciamo solo per consuetudine.

Si cambia perché abbiamo i piedi. Ogni cultura è già multiculturale , è già il risultato di una lunga storia di scambi. Il cibo è un esempio evidente di scambi culturali. Le culture sono in continuo movimento.

La difesa della cultura originaria è un’idea stupida. Oggi si sente parlare di cultura negli stessi termini in cui si parlava di razza. La parola cultura ha preso il posto della razza. Le culture non sono degli insieme coerenti, ma un meticciato.

Ogni società prende dalle altre ciò che gli serve, poi però lo usa in modo diverso.