Musica e cervello

Dialogo tra un fisico e un compositore, La Lettura 5 giugno 2022

Carlo Rovelli
La musica non non è nello spartito  né nelle onde sonore. È nell’insieme sterminato di processi che avvengono nel nostro cervello.

Il nostro cervello, per quel che ne sappiamo, fa due cose centrali: accumula tracce del passato (nella memoria) e le usa per cercare costantemente di anticipare il futuro… ogni nota acquista senso sulla base della memoria delle note precedenti e genera un’attesa per quanto avviene dopo; e poi la musica come la vita è un infinito gioco a soddisfare e a contraddire queste aspettative. E, come la vita, tutto questo è pura emozione.

Mi sembra chiaro che a contare sono le relazioni fra le strutture musicali e i codici di interpretazione già presenti nella nostra memoria. Poi, ovviamente il cervello impara, per cui questi codici di interpretazione sono essi stessi in costante, lenta evoluzione, sia collettiva sia individuale.

Erik Battaglia
L’indicibile è proprio come l’invisibile, che è solo troppo piccolo o troppo grande per essere visto a occhio nudo, oppure non esiste proprio come lo Spirito santo o le Grazie che spandono suono intorno. Più la musica è grande, invece (il Benedictus nel nostro caso), più esprime se stessa universalmente: il che non significa che essa rinunci alla propria complessità ma appunto che la trascenda. E così facendo si apre alla comprensione e alla fruizione emotiva di chi ha gli occhi per sentire la musica, anche se magari non ha orecchie per vederla.

il passato e il futuro dell’ascolto che si accavallano, come un comportamento quantistico della musica o delle sue sinapsi… Ma la mia impressione è che l’aspetto quantistico di tutto ciò sia più nell’osservazione del fenomeno piuttosto che nel fenomeno stesso, e non so se le due cose coincidano.

Carlo Rovelli
Ciò che conta non è la nota, e come entra in relazione con le aspettative e i codici con cui la legge il nostro spirito. I quanti non c’entrano nulla.Però anche sì, perché la scoperta dei quanti  è proprio la scoperta che questa struttura relazionale del mondo vale anche a livello fisico fondamentale. Le cose non sono isolate e con le loro proprietà: sono strutture di relazione