Proust e Céline

Valerio Magrelli: … Colloqui con il professor Y in cui ci sono alcune immagini veramente formidabili, come quella dello stile metrò. Céline dice che esistono molti modi di spostarsi a Parigi e di preferire il metrò, il cui equivalente stilistico è una scrittura concentrata, assoluta, millimetrica, dove ci sono i binari e, addirittura, i puntini di sospensione sono le traversine. E poi avverte: lo stile deve essere profilato alla perfezione, basta un centimetro perché la carrozza sbandi, deragli, facendo centinaia di morti tra i lettori che, nella metafora, sono i viaggiatori.

Alessandro Piperno: Proust non usa analogie o metafore ma metonimie, figuras retorica che mette insieme cose che apparentemente non si assomigliano, per esempio il colore di un certo campanile di Combray all’alba con una brioche.  È un tipico processo stilistico proustiano: il paragone non è completamente aderente eppure la brioche fa pensare alla mattina, al risveglio, ai profumi.  Lui lavora con queste nuance e questo rende il suo stile allo stesso tempo molto imitabile e tuttavia inimitabile perché non è una questione di stile ma di testa, pensa cose che io non penso.

… dico che Proust sotto la sua bienséance, la sua correttezza, nasconde una ferocia non inferiore a quella di Céline.