Il Tempo di Borges

Mauro Dorato (INFN asimmetrie 17)

“Nella sua Nuova Confutazione del TempoBorges scrive

Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume;
è una tigre che mi divora, ma io sono la tigre;
è un fuoco che mi consuma, ma io sono il fuoco.

Il fatto che Borges insista sulla natura personale del tempo (“noi” siamo il tempo) allude forse al fatto che il tempo (insieme allo spazio) è una forma soggettiva innata con la quale gli esseri umani esperiscono il mondo esterno e interno, come sostenuto da Kant nella sua Critica della Ragion Pura. Infatti, per Kant, il tempo ha una realtà empirica, perché è la condizione necessaria affinché si abbia percezione di alcunché di esterno o interno, ma non esiste in sé, ovvero indipendentemente da noi. Ovvero, non esiste nel mondo considerato in sé (è “ideale” da un punto di vista trascendentale). In più, come afferma la citazione di Borges, il tempo dal punto di vista dell’esperienza è la sostanza di cui siamo fatti, ma una “sostanza” che sembra consumarsi costantemente proprio come una fiamma, che vive grazie alla sua distruzione. Questa metafora poetica introduce in modo naturale uno dei problemi principali della filosofia del tempo, che coinvolge la natura del momento presente e il suo continuo passaggio. Il momento presente è fondamentale nella nostra esperienza, ma dal punto di vista della fisica, newtoniana o einsteiniana che sia, non esiste.”